Rofrano è un paese del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano posto a 450 metri sul livello del mare, nell’alta valle del fiume Mingardo, fra il Monte Sacro e il Centaurino. L’etimologia del nome deriva dal latino di persona Rufrius o Rufrae a cui è stato aggiunto, nel tempo, il suffisso –anus che indica proprietà. L’origine dell’odierno abitato di Rofrano si può verosimilmente collocare intorno all’anno mille. Il nucleo urbano originario sorse a ridosso dell’insediamento religioso costituito dalla basilica e dal convento che ospitava una comunità di monaci Basiliani.
Quest’ordine monastico si insediò già nella metà dello scorso millennio, in molte località del Centro e del Sud Italia, dando origine a numerosi agglomerati urbani. Testimonianze della presenza dei Basiliani ci sono pervenute sia attraverso la esistenza di edifici di culto più o meno ben conservati, sia attraverso gli usi agricoli e i costumi culturali e religiosi delle popolazioni dei territori una volta abitati dai monaci provenienti dalle terre d’Oriente. Nell’insediamento basiliano di Rofrano, l’elemento nodale della composizione, come spesso accadeva, era la basilica collocata alla sommità di un poggio alle falde del quale si è sviluppato il centro abitato. L’edificio originario sorgeva su un alto podio che costituiva una terrazza artificiale realizzando una composizione assimilabile a quella del tempio greco sia per la presenza del podio (stilobate), e sia per il rapporto che l’edificio stabilisce con il paesaggio naturale. Nella zona a sud est della terrazza realizzata dalle poderose opere murarie ancora in parte visibili, sorgeva il complesso conventuale con il chiostro e gli orti ancor oggi esistenti. Del complesso religioso si conserva l’impianto generale; il convento è stato sostituito, nelle epoche successive dai palazzi delle dinastie baronali succedutesi alla guida del feudo di Rofrano nel corso dei secoli. L’agglomerato urbano, che sorse intorno all’insediamento religioso, costituiva il centro direzionale e di scambio e si sviluppò alle falde del poggio degradante verso l’alveo del fiume Faraone. Successivamente l’abitato fu cinto da mura munite di 3 porte: ad est Porta S. Antuono, a sud Porta Vallone ed ad ovest Porta del Leccio. La chiesa parrocchiale che deve la sua attuale forma ad una sistemazione settecentesca, come riportato in un concio di pietra sullo spigolo nord del campanile, presenta una pianta a tre navate con uno sviluppo longitudinale leggermente accentuato, un abside rettangolare orientato canonicamente verso oriente che ospita un pregevole coro in legno. La dedica del tempio a S. Nicola di Mira, Santo di origine orientale il cui culto fu importato dai monaci basiliani, e il suo impianto tozzo che rimanda alla forma a pianta centrale, fanno pensare anche in questo caso ad un edificio basiliano successivamente modificato e reso adatto al predominante rito latino a cui tutti gli ordini dovettero ad un certo punto uniformarsi. Altri edifici di culto ormai in rovina sono S.Anna, nel centro storico e S. Maria dei Martiri, nella parte centrale del nuovo abitato. Rofrano può vantare il primato di paese dove viene per la prima volta studiata la Dieta Mediterranea.
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